Internet come si usa in Cina Tutti i siti in copia censurata
INFORMAZIONE. Denuncia di un blogger al festival di Ferrara
02/10/2011
Simone Incontro
FERRARA
Vecchio e nuovo giornalismo a confronto al Festival di Internazionale a Ferrara. Nel nome di Anna Politkovskaja, martire russa della carta stampata, si premia infatti un blogger come Annaa Hossam el Hamalawy, giornalista egiziano fondatore di Arabwy.org.
El Hamalawy ha raccontato la primavera araba sul web, ma non si fa illusioni sul potere dell'informazione se mancasse «la solidarietà dei cittadini liberi del mondo». Poche illusioni sulla stessa efficacia di internet esprimono il giornalista e blogger cinese Michael Anti (che si firma così, all'occidentale, ma il nome in cinese suonerebbe An-ti: di pace) e il reporter investigativo bielorusso Evgeny Morozov, autore del libro The Net Delusion: The Dark Side of Internet Freedom.
Internet? In Cina «è una fantasticheria», denuncia Anti, «un'illusione per i milioni di navigatori che trovano nel web, al posto dei social network originali, esatte copie collocate in server cinesi. In questo modo il governo controlla il flusso di informazioni». Anche in Occidente, dice Morozov, le «lodi incondizionate a internet» fanno comodo a governanti pronti a minare la democrazia. Perché l'informazione temuta dal potere resta quella di cronisti all'antica, schierati sul posto: come al G8 di Genova nel 2001.
«Dovevano cadere molte teste e mi pare che sia mancata un'analisi approfondita da parte della politica e dei movimenti», ha affermato in proposito delle violenze Eric Jozsef di Libération. Ma invece di stare ai fatti «si è originata una retorica che non ha permesso di individuare le responsabilità».
Simone Incontro
FERRARA
Vecchio e nuovo giornalismo a confronto al Festival di Internazionale a Ferrara. Nel nome di Anna Politkovskaja, martire russa della carta stampata, si premia infatti un blogger come Annaa Hossam el Hamalawy, giornalista egiziano fondatore di Arabwy.org.
El Hamalawy ha raccontato la primavera araba sul web, ma non si fa illusioni sul potere dell'informazione se mancasse «la solidarietà dei cittadini liberi del mondo». Poche illusioni sulla stessa efficacia di internet esprimono il giornalista e blogger cinese Michael Anti (che si firma così, all'occidentale, ma il nome in cinese suonerebbe An-ti: di pace) e il reporter investigativo bielorusso Evgeny Morozov, autore del libro The Net Delusion: The Dark Side of Internet Freedom.
Internet? In Cina «è una fantasticheria», denuncia Anti, «un'illusione per i milioni di navigatori che trovano nel web, al posto dei social network originali, esatte copie collocate in server cinesi. In questo modo il governo controlla il flusso di informazioni». Anche in Occidente, dice Morozov, le «lodi incondizionate a internet» fanno comodo a governanti pronti a minare la democrazia. Perché l'informazione temuta dal potere resta quella di cronisti all'antica, schierati sul posto: come al G8 di Genova nel 2001.
«Dovevano cadere molte teste e mi pare che sia mancata un'analisi approfondita da parte della politica e dei movimenti», ha affermato in proposito delle violenze Eric Jozsef di Libération. Ma invece di stare ai fatti «si è originata una retorica che non ha permesso di individuare le responsabilità».
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